COLLANA DI STUDI E FONTI
JÖRG JARNUT, Bergamo 568-1098. Storia istituzionale, sociale ed economica di una città lombarda nell’alto medioevo. Trad. di Gianluca Piccinini, Bergamo, Archivio Bergamasco. Centro studi e ricerche documentarie e bibliografiche, 1981 (Collana di studi e fonti, 1). € 10,00.
Ducato longobardo dal 568 e Contea carolingia a partire dal 774, Bergamo è da VII al IX secolo uno dei più importanti centri della vita politica e religiosa dell’Italia Settentrionale.Ma a seguito della crisi del Regno, sopravvenuta dopo la morte di Ludovico II nell’875 e causata dalle continue lotte dei diversi “re nazionali” per il predominio in Italia, si assiste anche a Bergamo da una parte alla lenta perdita del potere dei conti e dei loro funzionari a favore del vescovo, divenuto ormai il vero signore della civitas, e dall’altra al conseguente svilupparsi di un “particolarismo politico” che cresce nel vuoto lasciato dal potere centrale.Si diffonde così un sistema non più fondato sull’esercizio di una pubblica funzione, ma su diritti personali che i singoli hanno in quanto inquadrati in un sistema di rapporti feudali. Nel X secolo i continui attacchi degli Ungari, che minacciano costantemente la città e il territorio, spingono i grandi proprietari fondiari a costruire dei castelli, castra, sia come luoghi di difesa, sia come mezzi e centri per estendere il loro dominio sulle terre e gli uomini che vi lavorano, facendone veri e propri centri amministrativi, giurisdizionali ed economici del territorio.Anche il vescovo, con la costruzione di nuove mura, fortifica la città ed esercita il potere coadiuvato dalle famiglie nobili e dai cives più potenti. Saranno proprio questi, quando la lotta per le investiture colpirà il vescovo di Bergamo Arnolfo, a subentrargli, senza troppi sconvolgimenti, nell’esercizio effettivo del potere, dando vita al Comune.L’autore, con un’analisi minuziosa dei documenti fino ad oggi mai così sistematicamente condotta, ci offre un quadro vivace della storia di Bergamo in quel periodo: un mondo presentato nelle sue diverse componenti istituzionali ed esplorato nelle sue basi economiche e configurazioni sociali.La ricchezza della documentazione, non solo bergamasca, qui considerata, e la vasta bibliografia discussa, permettono all’autore di collocare le vicende altomedievali di Bergamo nel corso più vasto, italiano ed europeo, dei processi storici di quel periodo, così da coglierne analogie e peculiarità.
COLLANA “I CONVEGNI DI ARCHIVIO BERGAMASCO”
Donato Calvi e la cultura del Seicento a Bergamo, Atti del Convegno: Bergamo, 9 novembre 2013, a cura di Matteo Rabaglio e Giosuè Bonetti, Bergamo, Archivio Bergamasco, 2014 (“I Convegni di Archivio Bergamasco”, 1). € 10,00.
Il volume raccoglie gli Atti del Convegno tenuto a Bergamo in occasione del quarto centenario della nascita di Donato Calvi, agostiniano bergamasco, letterato, storico e teologo, priore per lungo tempo del Convento di Sant’Agostino in Bergamo e fondatore, nel 1642, dell’Accademia degli Eccitati. Intellettuale poliedrico, la figura del Calvi è stata a lungo sottodimensionata dalla cultura bergamasca, forse perché rappresentante di un secolo, il Seicento barocco, prima fondamentale tappa verso la modernità, che ancor oggi fatica a liberarsi dai pregiudizi sedimentati nel tempo.
Bibliofilo e lettore onnivoro, come testimonia la sua ricca biblioteca, aggiornatissima anche per quanto riguarda il panorama letterario coevo, fu autore di importanti opere ancor oggi imprescindibili per lo studioso che voglia affrontare le vicende della storia bergamasca: Scena letteraria degli scrittori bergamaschi, 1664; Campidoglio de guerrieri, et altri illustri personaggi di Bergamo, 1668; Effemeride sagro profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, 1676-1677, opere condotte con metodo rigoroso e, per l’epoca, innovativo. Nel compilare l’Effemeride, l’opera sua più famosa, inviò questionari ai parroci, ai priori dei conventi, alle famiglie nobili del territorio, miranti a ottenere informazioni sulle loro vicende storiche e peculiarità; esplorò archivi e fonti bibliografiche con sistematicità; ma non disdegnò, secondo il gusto del suo tempo, di assecondare un’attitudine personale al fantastico e al meraviglioso con notizie e descrizioni che sono per noi oggi preziose testimonianze di storia della mentalità e del folklore.
Sue furono le invenzioni dei «simboli e gieroglifici», come egli stesso li ebbe a definire, degli affreschi di Palazzo Moroni, poi realizzati dal pittore cremasco Gian Giacomo Barbelli, ed il cui significato venne spiegato nel volume Le misteriose pitture del Palazzo Moroni, edito ne 1655. Pose attenzione alla musica, interessandosi alla progressiva diffusione dell’organo nelle chiese parrocchiali e all’esecuzione del canto sacro da parte delle monache; studiò i musicisti del suo tempo, inserendo nella Scena letteraria compositori come Giovanni Legrenzi, accademico eccitato e massima espressione del barocco musicale bergamasco; Giovanni Cavaccio, che operò alla corte di Baviera, a Roma, a Venezia e infine a Bergamo; e Cornelia Calegari, cantante e compositrice, poi monaca nel Convento di Santa Margherita di Milano con il none di Maria Caterina. Tutti questi aspetti dell’attività e degli interessi di Donato Calvi sono stati affrontati nel Convegno del 9 novembre 2013, il primo che Bergamo ha dedicato alla figura dell’agostiniano. Queste le relazioni pubblicate negli Atti: Lucinda Spera, Per una rilettura del Seicento. Tra accademie, libri e pubblico; Matteo Rabaglio, «Non cessa di mostrarsi singolare con varietà di componimenti». Donato Calvi, accademico e barocco; Rodolfo Vittori, «Raccolsi forbita et scielta libreria». Prolegomeni all’analisi della biblioteca di Donato Calvi; Mario Marubbi, Le misteriose pitture di palazzo Moroni. Donato Calvi e le arti; Marcello Eynard – Paola Palermo, Riferimenti musicali negli scritti di Donato Calvi; Giulio Orazio Bravi, Le fonti storiche di Donato Calvi per la redazione dell’Effemeride.
Bergamo nell’epoca della neutralità. Agosto 1914-maggio 1915, a cura di Matteo Rabaglio e Giosuè Bonetti, Atti della giornata di studi, Bergamo 7 novembre 2015, Bergamo, Archivio Bergamasco, 2/2016: disponibile.
A differenza delle altre nazioni scese in battaglia già nell’agosto 1914, l’Italia fu l’unica potenza che poté permettersi di non intervenire perché non aggredita; l’iniziale scelta neutralista del Governo Salandra fu ampiamente condivisa, riflettendo sentimenti e preoccupazioni della maggioranza dell’opinione pubblica. Il prolungarsi della guerra, già a poche settimane dallo scoppio delle ostilità, erose tuttavia questo iniziale consenso suscitando un dibattito che vide per la prima volta protagonisti i grandi movimenti di massa, cattolici e socialisti, in un paese fino a quel momento dominato dai notabili, dalla borghesia liberale, e solo da poco avviato al suffragio universale maschile. Il volume raccoglie gli atti della giornata di studi promossa il 7 novembre 2015 in occasione del primo Centenario della Grande Guerra; viene qui presentato per la prima volta uno spaccato della vita provinciale durante i mesi del neutralismo italiano, attraverso una serie d’interventi che, da diverse prospettive, compongono una sintesi del dibattito che animò cultura e società fra l’agosto del 1914 e l’ingresso nel conflitto. Queste le relazioni pubblicate: Fulvio Cammarano, La prassi neutralista in Italia 1914-1915; Goffredo Zanchi, La posizione dei cattolici di fronte alla guerra; Giovanni Scirocco, Il neutralismo socialista; Gianluigi Della Valentina, Il rimpatrio degli emigrati; carità civile e dignità nazionale; Giampiero Valoti, Interventi pro rimpatriati. La carrozzabile Nembro-Selvino; Valentina Colombi, L’interventismo a Bergamo sul filo delle generazioni; Paolo Barcella, Ugo Frizzoni: medico, socialista e neutralista; Ivano Sonzogni, Liberali e radicali tra silenzi neutralisti e convegni interventisti; Alessandro Angelo Persico, In attesa della guerra, pregando per la pace. Neutralismo, vita parrocchiale e devozione popolare nella diocesi bergamasca; Matteo Rabaglio, “Oggi sono danzata ad un eroe”. Immagine e senso della guerra nella pubblicistica bergamasca; Rodolfo Vittori-Matteo Rabaglio, La prassi neutralsita a Bergamo.
NUMERI MONOGRAFICI DELLA RIVISTA «ARCHIVIO STORICO BERGAMASCO»
Editoria e impegno civile: l’incontro tra Arcaneglo Ghisleri e Paolo Gaffuri, Bergamo, Pierluigi Lubrina Editore, 1985 ( «Archivio storico bergamasco», n. 9). Esaurito.
Dalla premessa, p. 7: «In occasione del suo quinto anno di vita, che si compie con il presente fascicolo, la rivista propone per la prima volta un numero monografico. Esso intende essere nel medesimo tempo un punto d’arrivo e uno di partenza. D’arrivo, perché intorno all’esperienza della rivista si sono venuti aggregando interesse, consensi, collaboratori e, dal presente numero, anche un editore. Di partenza, perché questi cinque anni hanno mostrato come, nell’intreccio inscindibile tra storia locale e nazionale (due aspetti di una sola questione), si vengano ponendo sempre più le condizioni per una ridiscussione metodologica e disciplinare che apre nuove prospettive di ricerca e di approfondimento critico. Per questo, la redazione di “Archivio storico bergamasco” ha inteso realizzare questo numero monografico il quale, sia per il contenuto che per le modalità con cui è stato realizzato, riassume in sé quanto sopra accennato. Per il contenuto, perché il tema dell’incontro tra personaggi come A. Ghisleri e P. Gaffuri, con tutto il bagaglio di esperienze che li contraddistinse, ben si presta a mostrare la complessità e la ricchezza della dialettica locale/nazionale. Per la realizzazione, perché il fascicolo scaturisce dalla collaborazione di diverse istituzioni e competenze culturali, sia di ambito locale che nazionale, come la Domus Mazziniana di Pisa, la Biblioteca Statale di Cremona, il Museo del Risorgimento di Milano. Un ulteriore risultato di tale collaborazione è rappresentato dalla completa risistemazione archivistica di due fondi ghisleriani prodotta per l’occasione: quella dei manoscritti di Ghisleri presso la Biblioteca di Cremona, il cui inventario compare qui ad opera di E. Piccioni Bricchi, e quella dell’intero epistolario ghisleriano presso il Museo del Risorgimento di Milano, ad opera di Lucia Romaniello, che comparirà sul prossimo fascicolo di questa rivista insieme all’epistolario ghisleriano di Cremona, del tutto inedito.
Arcangelo Ghisleri: Mente e Carattere (1938-1988). Atti del Convegno di studi, Bergamo, 28-29 ottobre 1988, a cura di Giorgio Mangini, Bergamo, Pierluigi Lubrina Editore, 1989 («Archivio storico bergamasco», nn. 15/16). Esaurito.
Dal messaggio ai convegnisti del sen. Giovanni Spadolini, Presidente del Senato: «… Il pensiero politico di Ghisleri si fonda su quattro pilastri: autonomie locali, democrazia istituzionale, Stati Uniti d’Europa, organizzazione internazionale, e fu desunto non da formule aprioristiche, ma da una vastissima cultura scientifica, storica, sociologica in cui egli spaziava con ricchezza poligonale di interessi. Tale versatilità gli derivò dalla sua professione di geografo: la sua opera segna infatti una fase importante nella storia della geografia. Il suo obiettivo fu quello di rendere la geografia una disciplina attiva, capace di capire come la realtà naturale e sociale si modifica in continuità e di esaminare come gli uomini riescono ad organizzarsi in rispondenza all’ambiente costruendo, ora col favore delle condizioni ambientali ora dominandole, le civiltà. Come Cattaneo, Ghisleri si occupò di storia, di politica, di sociologia, di letteratura, di arte e di scienze. Come in Mazzini, anche in Guisleri fu presente l’esigenza di una costante simbiosi fra pensiero e azione per cui ogni problema politico è etico e ogni problema etico è politico. Fu mazziniano altresì nell’assoluto disinteresse della sua battaglia culturale e politica che lo portò sempre su posizioni anti-conformiste. Anche nel campo del giornalismo Ghisleri operò con la stessa fede che ne contraddistinse l’impegno scientifico: fra le testate ghisleriane meritano una menzione particolare la “Rivista Repubblicana”, “Cuore e Critica”, la “Educazione Politica”, la “Ragione”, una testata che per noi è rimasta motivo di vita e di laica fede nella dignità dell’uomo…» (Roma, 26 ottobre 1988).
Dalla Repubblica di San Marco alla Repubblica Cisalpina: idee e immagini della rivoluzione, Bergamo, Pierluigi Lubrina Editore, 1989 («Archivio storico bergamasco», n. 17). Esaurito.
Il volume, approntato in occasione del secondo centenario della Rivoluzione Francese, si compone di tre sezioni. La prima, curata da Antonella Rizzi, è costituita da una disamina critica degli studi sulla rivoluzione bergamasca de 1797. La seconda, curata da Giorgio Daneri, ripropone alcuni testi famosi di rivoluzionari bergamaschi, tratti da articoli apparsi all’epoca sulla stampa locale. Da segnalare il Discorso pronunciato dall’abate Mangili nella Società di Pubblica Istruzione.La terza sezione, la più corposa, a cura di Giosuè Bonetti e Matteo Rabaglio, corredata di 53 fotografie, ha per titolo La rivoluzione delle immagini.
Giovanni Silini, E viva a sancto Marcho! Lovere al tempo delle Guerre d’Italia, Bergamo, Pierluigi Lubrina Editore, 1992 («Archivio storico bergamasco», nn. 22/23; Collana: Le comunità locali, 1). Esaurito.
CONTRIBUTI DELLA BORSA DI STUDIO AVV. ALESSANDRO CICOLARI
Italo Mazzoleni Bonaldi – Alessandro Angelo Persico, Libri tra mercato e cultura. Il giovane editore tipografo Paolo Gaffuri nella Bergamo del secondo Ottocento, Bergamo, Archivio Bergamasco, Sestante edizioni, 1/2011; disponibile, € 10,00.
Paolo Gaffuri (1849-1931) è noto per essere stato nel 1983 il fondatore dell’Istituto Italiano d’Arti Grafiche e per aver ideato con Arcangelo Ghisleri e pubblicato presso l’Istituto, a partire dal 1895, la rivista «Emporium», che riscosse un notevole successo internazionale per la novità dei contenuti, la qualità dellla veste grafica, l’importanza data alle immagini, la vastità di orizzonti, implicita nel sottotitolo “Rivista mensile illustrata d’arte letteratura scienze e varietà”.Sul Gaffuri direttore dell’Istituto e su «Emporium» disponiamo di una buona bibliografia.Sono rimasti invece sino ad oggi pressoché sconosciuti gli anni di Gaffuri giovane imprenditore tipografo ed editore. Questo volume cerca di colmare tale lacuna.Grazie ad una attenta analisi di fonti inedite, i due Autori ricostruiscono l’attività di Gaffuri dal momento della sua formazione in qualità di apprendista tipografo presso la ditta Pagnoncelli a quello dell’inizio e del primo sviluppo della sua attività professionale con la fondazione della ditta “Gaffuri e Gatti”.Emerge in parallelo uno spaccato molto interessante dei gruppi intellettuali attivi a Bergamo all’indomani dell’Unità italiana.
Francesca Magnoni, Le rendite del vescovo. Tra conservazione e innovazione: i registri dei censi dell’episcopato bergamasco (secoli XIII-XV), Bergamo, Centro studi e ricerche Archivio Bergamasco – Sestante edizioni, 2/2011; disponibile, € 10,00
Diplomi imperiali, donazioni, compravendite, permute documentano sin dall’VIII-IX secolo la formazione del grande patrimonio del vescovo di Bergamo, distribuito in vari luoghi della diocesi. Dopo la trasformazione in signorie, domini territoriali, alla fine del Medioevo fu necessario un grande lavoro negli archivi per ritrovare le carte che attestavano proprietà e diritti del vescovo, e per riorganizzarne la gestione. Vennero così compilati i registri noti come Censuali. A questo lavoro, compiuto da notai e scribi dell’episcopato, e alla conoscenza di quei registri, ci introduce questo studio, che rappresenta una assoluta novità nel panorama degli studi storici locali. A chi può interessare un tale lavoro? Senza dubbio agli storici dell’economia; agli storici locali, interessati alle località di provenienza delle rendite del vescovo, località di valle e del piano; agli storici della ragioneria, per lo studio dell’evoluzione delle pratiche contabili; agli storici del notariato, essendo prevalentemente notai i professionisti ai quali i vescovi affidano la registrazione dei censi. Soprattutto agli storici della Chiesa. I risultati conseguiti dalla Magnoni hanno messo infatti in evidenza un dato: i periodi nei quali si riscontra una più avveduta e aggiornata amministrazione dei beni vescovili coincide con gli episcopati di maggior spicco nella storia della Chiesa di Bergamo anche sotto l’aspetto pastorale e spirituale, vale a dire con gli episcopati dei vescovi Lanfranco Salvetti di Milano (1349-1381) e di Giovanni Barozzi di Venezia (1449-1465).
Isabella Seghezzi, Le morti d’amianto nel Bergamasco, Bergamo, Archivio Bergamasco, 3/2014; disponibile, € 10,00
La ricerca presentata in questo volume tratta di alcuni casi di morti professionali per amianto verificatisi negli ultimi decenni nella provincia di Bergamo. L’autrice introduce il tema con una ricostruzione storica circa l’utilizzo e la lavorazione di questo minerale altamente nocivo. Segue la descrizione delle patologie correlate all’esposizione professionale ad amianto: una per tutte, il mesotelioma pleurico. Il cuore dell’opera è però rappresentato dai casi, analizzati soprattutto da un punto di vista giurisprudenziale, che riconducono ad alcune importanti realtà lavorative bergamasche tra la metà e la fine del Novecento. Per molto tempo, i lavoratori di queste imprese svolsero attività produttiva a contatto con l’amianto in assenza delle più elementari norme di protezione e rimanendo del tutto ignari della pericolosità delle polveri inalate. Per molti di tali lavoratori la malattia si è presentata tragicamente a chiedere loro il conto di tali colpevoli inadempienze anche dopo molti anni dalla prima esposizione ad amianto. Il volume non ha la presunzione di trattare esaustivamente da un punto di vista giuridico, né tanto meno scientifico, le vicende narrate, ma si propone di descrivere e documentare alla luce dei processi svolti dalla magistratura una realtà che pochi ancor’oggi conoscono. Più note sono le morti d’amianto nel Monferrato (pensiamo al processo Eternit), meno note sono invece le altrettanto drammatiche e non certo isolate morti d’amianto nel Bergamasco, di cui scrive Isabella Seghezzi, dottoranda di ricerca presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bergamo
Dario Personeni, “Gaudeant hodie Pergamenses”. Un inedito sermone agiografico relativo a sant’Alessandro martire, patrono di Bergamo, Bergamo, Archivio Bergamasco, 4/2016; disponibile, € 10,00.
Tra la seconda metà del XIII secolo e la prima metà del secolo successivo si assiste, in ambito bergamasco, a una notevole produzione di testi agiografici relativi ad alcuni dei santi più antichi di culto strettamente locale. Dietro questa produzione emergono in primis le figure del domenicano Pinamonte da Brembate, autore della Vita sancte Grate, e del francescano Branca da Gandino, che elabora un breve testo sul vescovo Narno e le leggende dei pretesi martiri Asteria, Proiettizio, Giovanni e Giacomo, le cui presunte reliquie vengono portate alla luce proprio in quel periodo. Nell’ambito della Cattedrale di Sant’Alessandro, per la celebrazione liturgica del martire patrono, viene invece redatto un lungo sermone agiografico, nel quale si raccontano diffusamente anche i miracoli avvenuti per sua intercessione. All’edizione e all’analisi di quest’ultimo testo, rimasto finora inedito, sono dedicate le pagine del presente volume, che costituisce un passo ulteriore verso la comprensione critica di un patrimonio letterario di matrice cultuale, a cui per molto tempo non è stato dato il giusto rilievo.
Fabrizio Costantini, “In tutto differente dalle altre città”. Mercato e contrabbando dei grani a Bergamo in età veneta, Bergamo, Archivio Bergamasco, 5/2016; disponibile, € 10,00
In età veneta uno dei problemi più delicati per tutto il Bergamasco fu quello dell’approvvigionamento di biade. Naturalmente sterile e incapace di sostentarsi con i cereali prodotti sul suo territorio, la provincia dovette costruire sin dalle soglie dell’Età moderna un sistema annonario atipico, basato su un sostanziale libero ingresso dei grani e una completa libertà di circolazione interna. Sviluppò così un apparato di gestione delle derrate poco invasivo rispetto ad altri contesti d’Antico Regime, all’interno del quale giocarono un ruolo cruciale il contrabbando di cereali dal resto della Lombardia e gli approvvigionamenti straordinari di biade in Piemonte, nei territori elvetici e nelle aree marchigiane.
Enrico Valseriati, Figli di Ilio. Mitografia e identità civica a Bergamo nel primo Cinquecento, Archivio Bergamasco, 6/2017; disponibile, € 10,00
A distanza di soli due anni, nel primo Cinquecento, uscirono le prime opere strettamente storiografiche dedicate alle origini e alla storia di Bergamo e del suo territorio: il De origine Orobiorum sive Cenomanorum di Giangrisostomo Zanchi (1531) e il De origine et temporibus urbis Bergomi di Francesco Bellafino (1532). Quest’ultimo – che fu cancelliere della Comunità di bergamo per quarant’anni, esperto di lingue classiche e storiografo ufficiale – pubblicò la sua storia cittadina unitamente alla Agri et Urbis Bergomatis descriptio di Marcantonio Michiel, con lo scopo principale di glorificare i valori più marcatamente civili e municipali. Il libro propone non solo un’aggiornata biografia di Francesco Bellafino, ma anche una lettura critica del suo testo storiografico, partendo dall’analisi dei miti fondativi di Bergamo sostenuti dall’autore e leggendoli alla luce del contesto in cui essi furono promossi per definire i contorni di una nuova identità civica, nata a seguito della ricomposizione del Dominio veneziano dopo i fatti della Lega di Cambrai.
CONTRIBUTI DEL PREMIO GUGLIELMO SAVOLDELLI
Giulia Francesca Zani, La libreria Piatti. Storia rocambolesca di una preziosa raccolta bergamasca, Bergamo, Archivio Bergamasco, 1/2016; disponibile, € 10,00
La Biblioteca Civica Angelo Mai conserva al suo interno una varietà di fondi, spesso raccolte librarie o intere biblioteche, appartenute a bibliofili, ecclesiastici, studiosi, frutto di volta in volta di acquisti, lasciti testamentari, donazioni. All’interno del prezioso Fondo Locatelli – acquistato dalla Biblioteca nel 1958 e corrispondente alla biblioteca di Giuseppe Locatelli, monsignore ed ex bibliotecario – si possono rintracciare delle provenienze ulteriori: oltre al timbro ovale “Fondo mons. Giuseppe Locatelli”, non è inconsueto trovare l’Ex libris della contessa Antonia Suardi Ponti, ma anche note di provenienza da conventi bergamaschi. Sono proprio questi segni di possesso che aiutano a ricostruire la storia delle raccolte librarie, storia che, come in questo caso, può essere davvero curiosa. L’autrice ricompone le vicende di questo fondo, a partire dai volumi della cosiddetta Raccolta Piatti: i fratelli Francesco e Faustino Piatti, secondo la vulgata, prelevarono dalle biblioteche dei conventi bergamaschi numerosi volumi al fine si sottrarli alle soppressioni napoleoniche. La collezione riapparve un secolo dopo, nel 1893, quando, in ambito bresciano, venne allestita un’asta di libri corredata da apposito catalogo. La collezione libraria fu acquistata all’asta dalla contessa Antonia Suardi Ponti e, alla sua morte, da mons. Giuseppe Locatelli, che la lasciò per via testamentaria all’Ente Comunale di Assistenza. La Biblioteca Civica ne divenne proprietaria solo negli anni Cinquanta del secolo scorso.
Lucia Dell’Asta, Pietro del Brolo, la famiglia, i libri. Il breve recordationis per la basilica alessandrina (Bergamo, XII secolo), Bergamo, Archivio bergamasco, 2/2017; disponibile, € 10,00
La storiografia locale ha offerto di Pietro del Brolo, preposito dell’antica Cattedrale di Sant’Alessandro, solo scarne e sparse notizie: gli estremi cronologici della sua attività (1125-1136), la paternità del breve recordationis – l’elenco di libri e arredi liturgici acquisiti per la Cattedrale, punto di partenza della presente ricerca – e, di regola, la menzione del più celebre fratello Mosè, autore del Pergaminus, poemetto in lode della città di Bergamo. Poco si sapeva sulla formazione, la personalità, la carriera e l’opera di Pietro al vertice del capitolo alessandrino; e nulla, soprattutto sulla sua famiglia, nonostante i del Brolo fossero esponenti di spicco della società bergamasca. Lo stesso Pietro, che pure è il meno noto dei due fratelli, fu una figura chiave per la storia di Bergamo nella prima metà del XII secolo. Il volume contribuisce a una maggiore conoscenza della famiglia del Brolo – forse de Briolo – ricostruendo nel contempo gli interessi culturali e la vicenda umana di Pietro: un’immedesimazione totale con la propria chiesa sembra essere la cifra essenziale dell’esperienza del preposito, che portò a difendere i diritti del capitolo alessandrino anche contro il vescovo Ambrogio III Mozzi.
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LE STRENNE DI ARCHIVIO BERGAMASCO
Strenna dal latino strena, presagio, augurio, donde il significato di dono augurale scambiato in occasione di festività, segnatamente del Natale e del Capodanno. E’ quanto Archivio Bergamasco desidera compiere con questa sua pubblicazione: un dono ai soci, agli amici, ai sostenitori delle attività del Centro studi, alle autorità pubbliche, a istituti, enti e associaizoni culturali che come Archivio Bergamasco sono impegnati nella ricerca storica locale. Ogni anno viene proposto, mediante testo e immagini dal carattere divulgativo, un episodio curioso o un’opera dell’ingegno o una personalità della storia di Bergamo, che abbiano la capacità di suscitare per la loro qualità e singolarità l’interesse dei destinatari del dono.
La “vera narratione” del disastroso incendio della fiera di Bergamo 1591, edizione critica delal cinquecentina 1 496 della Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, a cura di Gloria Camesasca, Strenna di Archivio Bergamasco per l’anno 2016; disponibile
Secondo un’antica usanza, attestata già in documenti del X secolo, ogni anno a Bergamo si svolgeva una fiera per celebrare il patrono sant’Alessandro, la cui festa cadeva il 26 agosto Molti commercianti giungevano in città per vendere le loro merci e si radunava una folla di curiosi o possibili acquirenti attratti dalla manifestazione. Nella notte tra il 24 e il 25 agosto 1591 scoppiò un incendio, che ebbe inizio nella bottega dello speziale Tommaso Orio e in poco tempo si espanse, distruggendo le strutture di legno che annualmente venivano allestite per l’esposizione dei prodotti. A soli quattro giorni dall’evento Comino Ventura stampò un opuscolo anonimo, che si configura come una sorta di instant book ante litteram: in esso vengono narrati dettagliatamente gli eventi, i danni subiti dai mercanti, gli episodi di sciacallaggio e i severi provvedimenti delle autorità, oltre a una minuziosa descrizione delle strutture della “fiera in legno”.
Cardinali in Biblioteca. 10 settembre 1954: Angelo Mai e Angelo Giuseppe Roncalli, Strenna di Archivio Bergamasco per l’anno 2017; esaurita.
Il 10 settembre 1954, nel centenario della morte, la Biblioteca Civica di Bergamo venne intitolata al cardinale Angelo Mai, paleografo, filologo e bibliotecario di fama mondiale. L’allora cardinal Roncalli venne invitato dal Comitato per le Celebrazioni ad aprire con un discorso commemorativo il Congresso di studi filologici presso il Palazzo della Ragione. Sulla scorta del Diario del futuro pontefice Giovanni XXIII e delle testimonianze fotografiche degli studi Wells e Gentili conservate nelle cartelle dell’Archivio Comunale di Bergamo, il volumetto ripercorre i cerimoniali di quel venerdì 10 settembre; le fotografie accompagnano le note di Roncalli come un racconto per immagini.
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VARIA
Una voce della letteratura europea: Ruth Domino Tassoni, Atti della giornata di studi, Bergamo: 10 novembre 2012, a cura di Giorgio Mangini, Bergamo 2013. € 10,00.
Curato da Giorgio Mangini, il volume raccoglie in 96 pagine gli Atti del seminario di studi tenuto presso la Sala Tassiana della biblioteca ‘Mai’ di Bergamo sabato 12 novembre 2012. Dedicato alla scrittrice, di origine tedesca ma vissuta per molti anni a Bergamo in seguito al matrimonio con il prof. Mario Tassoni, l’incontro inaugurava il XIV ciclo dei Seminari di ‘Archivio Bergamasco’.
A fronte del valore letterario della sua scrittura e della dimensione europea dei suoi amici e interlocutori (tra gli altri, Elias Canetti, Jean Améry, Günther Anders, Anna Seghers), la figura di Ruth Domino Tassoni, nota in Germania e in Austria, in Italia è poco conosciuta e quindi poco studiata. Il volume che qui segnaliamo è un primo contributo in lingua italiana alla conoscenza di una scrittrice tanto interessante quanto schiva e riservata. Nell’intervento di Irmgard Lindemann, Caleidoscopio. Ruth Domino Tassoni, viene rievocata soprattutto l’attività editoriale svolta da Ruth per l’agenzia editoriale Pendo di Zurigo, presso la quale la stessa Domino Tassoni ha pubblicato gli ultimi scritti nella sua lingua madre, il tedesco. Il contributo di Gunnhild Schneider, Uno sguardo straniero, ripercorre l’attività editoriale e giornalistica di Ruth a partire nel 1950, cioè dal momento suo arrivo in Italia dagli USA, dov’era riuscita a rifugiarsi dopo aver lasciato avventurosamente l’Europa nell’estate del 1940. Una ricostruzione del complesso dell’attività letteraria e un’attenta analisi della scrittura di Ruth Domino Tassoni è l’oggetto dell’intervento di Ester Schoefberger, Ruth Domino Tassoni. Un’opera in mosaico. Completano il volume l’intevento di Giorgio Mangini, A proposito di Ruth. Note biografiche, che costituisce la più ampia ricostruzione disponibile della vita di Ruth, alcuni passi tratti dalle opere dell’autrice, una poesia a lei dedicata da Bernardino Pasinelli e un inserto fotografico curato da Maria Clara Quarenghi Tassoni.