Un protagonista del Quattrocento: Facino Cane; Archivio di Stato di Bergamo, Sala convegni, Bergamo, 27 settembre 2012.
In occasione del VI centenario della morte, giovedì 27 settembre 2012 l’Archivio di Stato di Bergamo ha organizzato un seminario dedicato al capitano di ventura Facino Cane. Dopo gli interventi del direttore dell’Archivio di Stato di Varese Pierluigi Piano (Facino Cane nelle fonti archivistiche) e di Roberto Maestri, Presidente del Circolo culturale “I Marchesi di Monferrato” (Le azioni di Facino tra Monferrato e Lombardia: il caso di Bergamo), Paola Palermo, musicologa e archivista della Biblioteca Civica “Angelo Mai” di Bergamo, ha presentato la relazione Il Capitano di Ventura Facino Cane nelle fonti conservate alla Biblioteca Civica Angelo Mai; gli atti del convegno, curati dal Circolo culturale “I Marchesi del Monferrato”, vedranno la luce nel 2013.
Forse figura poco nota ai non addetti ai lavori, Facino attirò l’attenzione del prolifico scrittore e drammaturgo francese Honoré de Balzac, che, nella sua monumentale opera La Commedia Umana, inserì il racconto Facino Cane, scritto nel 1836, nella sezione dedicata alle scene di vita parigina.
Presente nelle fonti con numerosi varianti – Canis, Canibus de, Facinus, comes Blandrate, Facino Cane, condottiere di Gian Galeazzo, Giovanni Facino Cane – Bonifacio Cane fu un condottiero vissuto tra il 1360 e il 1412. Ciò che spingeva Facino a combattere era l’arricchimento suo e dei suoi fedeli soldati, motivazione per la quale le sue imprese diventavano particolarmente crudeli. Dal 1400 in poi, formatosi completamente come capo militare, ottenne i primi risultati politici, come la signoria su Borgo San Martino e il controllo del Ducato di Milano, avvenuto nel 1402, dopo la morte del duca Gian Galeazzo Visconti. Il suo dominio personale, tra il 1404 e il 1412, comprendeva Alessandria, Novara, Tortona e Piacenza. Morì a Pavia, dopo essere sempre rimasto al centro della vita politica lombarda. La vedova Beatrice di Lascaris contessa di Tenda sposò quindi il nuovo duca di Milano, Filippo Maria Visconti (di vent’anni più giovane di lei), il quale ottenne in questo modo le città, il tesoro ed i soldati di Facino.
Presso la Biblioteca Civica e Archivi storici comunali Angelo Mai si conservano fonti relative alla figura di Facino Cane, come uomo, ma soprattutto come spietato condottiero, in numerose edizioni a stampa, a partire dalla cinquecentina di Francesco Bellafino, De origine et temporibus urbis Bergomi (1532). Nel secolo successivo parlano di lui Celestino Colleoni, con la sua Historia quadripartita di Bergomo (1617) e Donato Calvi, nell’Effemeride sagro profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, sua diocese et territorio da suoi principij sin’al corrente anno (1676-1677), (1676). Nell’Ottocento abbiamo le testimonianze lasciate da Giuseppe Ronchetti, nelle sue Memorie istoriche della città e chiesa di Bergamo raccolte dal codice diplomatico del signor canonico Mario Lupi, da’ suoi manoscritti e da’ monumenti autentici, dal principio del 5. secolo di nostra salute sino all’anno 1428, pubblicate a Bergamo dalla tipografia Natali dal 1805 al 1819.
La Biblioteca Angelo Mai conserva inoltre fonti manoscritte, anche coeve, che parlano di Facino Cane.
Il cronista più vicino agli eventi legati alla figura del condottiero fu Castello Castelli, autore del Chronicon bergomense guelpho-ghibellinum: ab anno 1378 usque ad annum 1407, una sorta di diario che narra gli avvenimenti accaduti a Bergamo dall’11 maggio 1378 al 5 agosto 1407, coprendo un arco temporale di circa trent’anni. Il Chronicon bergomense guelpho-ghibellinum si presenta come un’opera formata da svariatissime fonti intorno ad alcuni nuclei fondamentali, alla quale hanno preso parte molti autori, e in tempi diversi. Questo diario è il risultato di una quantità di frammenti che per se stessi avrebbero poco valore se non fosse che il materiale originale bergamasco delle cronache è andato quasi del tutto perduto. Dei codici manoscritti coevi che conservano il Chronicon Bergomense, quello più antico è in Biblioteca Mai, alla segnatura MAB 31. Nel XVIII secolo Ludovico Antonio Muratori pubblicò la cronaca del Castelli, nel tomo 16 degli Scrittori d’Italia o Rerum italicarum scriptores (in 30 volumi, composta dal 1723 al 1738) ed anche in quest’opera monumentale più volte è citato il nome del condottiero di ventura.
Nel 1870, Giovanni Finazzi tradusse in lingua italiana la cronaca del Castelli, I Guelfi e i ghibellini in Bergamo: Cronaca di Castello Castelli delle cose occorse in Bergamo negli anni 1378-1407 e Cronaca anonima di Bergamo degli anni 1402-1484 pubblicate con prefazione e note, e la pubblicò a Bergamo per i tipi di Carlo Colombo. L’esemplare presente in Biblioteca Mai (segnatura Sala 19 S 9 88) è particolarmente interessante perché, oltre ad avere un’antiporta illustrata, era la copia ad uso di Angelo Mazzi – storico e direttore della Biblioteca dal 1898 al 1925, che fu autore di importanti e numerosi studi su vari aspetti della storia bergamasca del Medioevo, pubblicati sia come monografie sia come articoli – e quindi ricchissimo di annotazioni dello stesso studioso. Inoltre l’esemplare contiene una lettera scritta da Carlo Lochis al Mazzi, del 20 settembre 1883, che fa presumere uno scambio epistolare di vedute tra i due eruditi in merito ai manoscritti che stanno alla base dell’opera del Finazzi, probabilmente in preparazione al lavoro che lo stesso Mazzi pubblicherà nel 1925 dal titolo Sul diario di Castellus de Castello.
Anche nell’Archivio Storico del Comune di Bergamo, sezione Antico Regime, nella serie Copialettere del Podestà, all’interno di due registri di lettere quattrocenteschi, si conservano tre documenti di ingiunzione ad alcuni sospettati di relazioni con Facino Cane.
Resta infine da segnalare il prezioso codice MA 493 di Giovanni Rocco da Pavia, fondatore dell’Osservanza agostiniana intorno agli anni 1442-1443. Giovanni nacque nel 1391 a Pavia ed entrò come studente di teologia nel Convento agostiniano pavese di San Pietro in Ciel d’oro nel 1408, all’età di 17 anni.
Dal Codex Diplomaticus Ordinis Eremitarum Sancti Augustini Papaie si apprende che il 19 maggio 1412 Facino Cane venne sepolto nella chiesa del convento, dopo che il cadavere era rimasto per tre giorni, abbandonato e nudo, nelle vicinanze; quando avvenne la sepoltura, Giovanni Rocco aveva 21 anni e fu certamente testimone dell’evento. La Biblioteca Angelo Mai conserva un codice autografo di Giovanni Rocco da Pavia, alla segnatura MA 493, scritto negli anni 1447-1448, recante i suoi Sermones. Nel sermone sul Giudizio finale, quando re, papi, imperatori, cardinali e monaci dovranno comparire davanti al severo giudizio divino, che farà finalmente giustizia di tutti i soprusi e le violenze compiute su questa terra, Giovanni Rocco elenca tutti i condottieri e i capitani di ventura del suo tempo. Tra i nomi di questi condottieri (Gattamelata, Braccio da Montone, Angelo Della Pergola, ecc.) cita anche Facino Cane: Facincanum.