Lo spirito del Concilio nella mente di Papa Giovanni XXIII: mostra promossa dalla Fondazione Giovanni XXIII di Bergamo; Bergamo, Palazzo della Provincia, spazio Viterbi, 13 settembre – 14 ottobre 2012.
Il Vaticano II non è stato un semplice evento storico. Dopo la sua conclusione, il Concilio ha assunto un carattere di “permanenza” che ne ha prolungato l’esistenza nel tempo. La sua presenza, infatti, è rimasta viva nella Chiesa. Dalla sua conclusione, il suo significato si è sviluppato in stretto rapporto con il presente, rappresentando «un fattore che condiziona questo momento storico», il presente della Chiesa, non «in questo o quell’aspetto secondario, ma nel suo cuore, negli orientamenti di fondo»[1]. Se il Concilio intendeva rinnovare la presenza della Chiesa nel mondo e le modalità di testimonianza del Vangelo, recuperando un dialogo che si era perso negli anni del pontificato pacelliano, il suo cambiamento non solo doveva entrare a far parte del vissuto religioso dei fedeli ma doveva trasferirsi nelle strutture e nell’organizzazione ecclesiale.
Collocato sul confine fra storia e teologia, la sua interpretazione ha diviso gli esperti, legando strettamente il Vaticano II all’immagine di Chiesa che a partire da esso si sarebbe dovuta costruire[2]. Da un lato, una parte della storiografia e della comunità dei teologi ne ha accentuato il carattere di discontinuità rispetto al passato, vedendo nel Concilio non tanto un punto d’arrivo quanto di partenza, il cui significato andava cercato ed attualizzato costantemente in uno stretto contatto con i problemi del presente[3]. Dall’altro, un’interpretazione più attenta alla lettura dei documenti conciliari nel loro insieme ne ha messo in risalto i contenuti di stretta continuità con il magistero preconciliare, ribadendo la necessità di leggere il Vaticano II dalla prospettiva della tradizione nella sua globalità, come un aggiornamento del modo di custodire e proporre il “depositum fidei” e come una riforma dell’istituzione ecclesiastica in grado di conservare l’intima natura e l’identità della Chiesa[4].
Al di là dei diversi orientamenti, chiuso nella sua dimensione storico-ecclesiale il dibattito sul Vaticano II si è svolto lontano dal popolo dei fedeli. Nonostante fosse rivolto in parte anche a loro, la trasmissione del Concilio alla massa dei credenti è rimasta limitata spesso alle trasformazioni esteriori da esso introdotte nella pratica della fede. La comprensione della portata storica dell’evento ed il significato profondo della sua presenza “permanente” nella vita della Chiesa sono rimasti in secondo piano. Per questo il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio, avvenuta l’11 ottobre 1962, ha rappresentato anche un’occasione per riaprire il dialogo fra i fedeli e il Vaticano II. La mostra Lo spirito nel Concilio nella mente di papa Giovanni XXIII, prima iniziativa promossa dalla Fondazione Giovanni XXIII di Bergamo[5], ha riproposto il Concilio su un duplice livello: da un lato quello della ricostruzione storica, il formarsi dell’idea di una nuova assise nella mente e nel cuore di Giovanni XXIII e della sua recezione da parte dei padri conciliari; dall’altro quello della maturazione di un cambiamento che in parte sta ancora penetrando nella vita della Chiesa, tanto del clero quanto del laicato, chiamati a realizzare la trasformazione del Concilio.
Documenti e fotografie seguono una scansione cronologica per mostrare il formarsi dello spirito che ha animato il Concilio: la prima intuizione da parte di Giovanni XXIII, «semplice ed immediata», annotata sulla propria agenda; l’annuncio ai cardinali; la decisione di inserire nei lavori una prospettiva ecumenica e il dialogo col popolo ebraico, con un Segretariato per l’unità dei cristiani, incaricato anche di rivedere la tradizionale teologia cattolica sugli ebrei; i lavori preparatori, segnati dal tentativo da parte della corrente più conservatrice di ridimensionare la portata dell’assise; il rifiuto della maggioranza conciliare del testo sulla Rivelazione De fontibus e degli altri schemi dottrinali; l’affermazione di un’aspirazione di rinnovamento che è stata prima di tutto espressione viva della collegialità della Chiesa[6].
Lungo il percorso si prende consapevolezza dell’eredità che il Concilio ha lasciato, soprattutto come sforzo di valorizzare il messaggio evangelico nel mondo moderno. Giovanni XXIII era convinto che un’autentica esperienza di fede fosse in grado «di trovare sempre il linguaggio e le forme di vita nuove» che la rendessero «comunicabile ed affascinante per qualsiasi interlocutore»[7]: per il particolare oggetto che descrive, la mostra rappresenta anzitutto un’esperienza di fede attraverso la storia, un’immersione nella coscienza ecclesiale della Chiesa moderna, attraverso i mutamenti avvenuti al suo interno nel corso del ventesimo secolo.
Senza entrare nel merito di questioni teologiche o dottrinali, documenti e fotografie intendono soprattutto stimolare la riflessione personale, per restituire spessore ad una fede che deve prima di tutto partire dalla comprensione del proprio passato. Solo da questa consapevolezza, nella linea tracciata dal Vaticano II, ognuno può impegnarsi per la costruzione del Concilio nel presente.
Alessandro Persico
[1] Giuseppe Ruggeri, Recezione e interpretazioni del Vaticano II. Le ragioni di un dibattito, in «Cristianesimo nella storia», 28, 2007, pp. 381-406, citazione a p. 392.
[2] Sulle diverse ermeneutiche del Vaticano II, caratterizzate da differenti sfumature, cfr. Ètienne Fouilloux, Histoire et événement: Vatican II, in «Cristianesimo nella storia», 13, 1992, pp. 515-38.
[3] La letteratura è ampissima, caratterizzata in Italia da una forte presenza della “scuola bolognese” dell’Istituto per le Scienze Religiose Giovanni XXIII, retto fino a pochi anni fa da Giuseppe Alberigo. Si veda, riassuntivi di questa posizione, G. Alberigo, Le attese di un’epoca e il Vaticano II, in «Cristianesimo nella storia», 22, 2001, pp. 775-97, spec. pp. 794-95; Id., Criteri ermeneutici per una storia del Concilio Vaticano II, in Id. (a cura di), Il Vaticano II tra attese e celebrazioni, Bologna, Il Mulino,1995, pp. 9-26.
[4] È una prospettiva “istituzionale” della quale il più importante rappresentante è stato lo stesso Joseph Ratzinger; cfr. Rapporto sulla fede. Vittorio Messori a colloquio con Joseph Ratzinger, Cinisello Balsamo, Paoline, 1995, spec. pp. 32-33, in cui il teologo tedesco contesta una ricezione del Vaticano II condotta sulla base di uno “spirito conciliare”. Si vedano anche le decise repliche di Agostino Marchetto all’ermeneutica proposta dall’Istituto per le Scienze Religiose Giovanni XXIII, in A. Marchetto, Tradizione e rinnovamento si sono abbracciati: il Concilio Vaticano II, in «Rivista della diocesi di Vicenza», 90, 1999, pp. 1232-45; Id., Il Concilio ecumenico Vaticano II. Per la sua corretta ermeneutica, Città del Vaticano, Libreria editrice vaticana, 2012; la prospettiva di un rinnovamento nella continuità, in opposizione ad un’ermeneutica della rottura che avrebbe ostacolato la recezione del Concilio, ha rappresentato una delle linee guida del pontificato di Benedetto XVI. Si veda in particolare il discorso tenuto dal pontefice in occasione della tradizionale udienza natalizia alla Curia romana il 22 dicembre 2005, in Una giusta ermeneutica per leggere e recepire il Concilio come grande forza di rinnovamento della Chiesa, in Insegnamenti di Benedetto XVI, vol. 1°, Città del Vaticano, Libreria editrice vaticana, 2006, pp. 1018-32. Si veda anche Walter Brandmüller (a cura di), Le chiavi di Benedetto XVI per interpretare il Vaticano II, Siena, Cantagalli, 2012.
[5] La Fondazione è stata istituita nel 2000 per raccogliere, catalogare e promuovere l’archivio personale di Giovanni XXIII, lasciato da monsignor Loris Capovilla. Dopo un difficile avvio, l’istituzione è stata valorizzata dall’attuale vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, che ha nominato Marco Roncalli come presidente e il professor don Ezio Bolis in qualità di direttore. La mostra è la prima iniziativa organizzata dalla Fondazione e si propone, fra le altre cose, di offrire una prima valorizzazione del materiale in corso di inventariazione, esponendo non solo documenti editi ma anche molti inediti.
[6] Per un approfondimento sui documenti pubblicati, si veda il catalogo della mostra Lo spirito del Concilio nella mente di papa Giovanni XXIII, testi a cura di Goffredo Zanchi e Francesco Mores, Roma, Studium, 2012.
[7] G. Zanchi, Introduzione, in Lo spirito del Concilio …, cit., p. 9.