Telgate, storia di un paese e del suo territorio, a cura di Monica Resmini, Bergamo, University Press, Sestante Edizioni, 2011, pp. 238.
Il volume è opera di un gruppo di lavoro coordinato da Monica Resmini del Centro Studi sul Territorio “Lelio Pagani” e dell’Università degli Studi di Bergamo; illustra la storia di Telgate e del suo territorio in modo interdisciplinare, con saggi variegati che, partendo dagli insediamenti paleolitici, attraversano tutto l’arco della storia, sino ai nostri giorni.
Può essere suddiviso in alcuni gruppi tematici: l’archeologia, con i saggi di Raffaella Poggiani Keller, Maria Fortunati, Marina Vavassori, Paolo Corti, Mariagrazia Vitali, Ermanno A. Arslan, Anna Caprasecca (pagine 20-82); la storia medioevale e moderna con gli interventi di Riccardo Caproni, Eliana Finazzi, Francesco Rampinelli, Monica Resmini, Ester Ravelli (pagine 83-151); l’urbanistica con il contributo di Moris Lorenzi (pagine 153-174); l’ambiente e la vegetazione, con i saggi di Renato Ferlinghetti, Eugenio Marchesi, Gianluigi Pezzotta, Vera Persico (pagine 175-220), e l’area psico-sociologica con Maria Rosella Baldini ed Elisa Frigerio (pagine 221-238).
Indubbiamente si tratta di un lavoro interessante, ma piuttosto sbilanciato. Troppo ridotta la parte sulla storia dell’età moderna e incomprensibile la mancanza di saggi ed approfondimenti sulla storia, la società e l’economia degli ultimi due secoli. Condividiamo, invece, la scelta di una pluralità di saggi che permette una visione della storia da più angoli visuali e consente ad ognuno di leggere i saggi di maggiore interesse o più consoni ai propri ambiti di ricerca: infatti, è evidente che la storia di un paese non può più essere scritta da una sola mano.
Il libro si apre con una rassegna delle fonti storiche più significative redatta da Matteo Di Tullio. L’indagine archeologica presenta l’evoluzione della popolazione del territorio a partire dal IV secolo sino all’Alto Medioevo; descrive i ritrovamenti delle antiche necropoli dell’area tra Castelli Calepio, Grumello del Monte, Bolgare e Calcinate e quelli rinvenuti negli scavi intorno all’antico nucleo del castello; prosegue con la ricerca sull’antica via romana Bergomum-Brixia, con le epigrafi romane delle lapidi e dei miliari; quindi Ermanno Arslan indaga sulle monete di epoca romana scoperte in una tomba rinvenuta nel 1865 a Telgate e già segnalate da Vimercati Sozzi. Originale il breve studio di fotointerpretazione di Anna Caprasecca del Laboratorio di archeologia dei paesaggi e telerilevamento CCBA di Grosetto e Università degli Studi di Siena, nel quale si confrontano diverse viste aeree del territorio degli ultimi cinquant’anni e la catalogazione e l’analisi dei dati, secondo il metodo definito da Marcello Cosci.
La parte più corposa dei saggi va dal medioevo all’età moderna, con approfondimenti toponomastici e cartografici. Viene delineato il passaggio da vicum a castrum. Sono descritti la rete idrica e viaria, l’incastellamento, la nascita e i confini della pieve di Telgate del XIII secolo e di quelli comunali del XIV secolo; si individuano le chiese scomparse, anche attraverso lo studio di un cabreo del beneficio parrocchiale del 1777; chiudono la cronotassi dei parroci e l’elenco degli antichi cognomi di Telgate.
Interessante l’indagine sulla copia del 1791 di una mappa originale di Telgate del 4 maggio 1621 (riportata in bianco e nero e ben leggibile nel testo), di proprietà privata, di cui è espressamente vietata la riproduzione, che raffigura l’antica chiesa plebana, l’oratorio dei disciplini Bianchi sotto il titolo di santa Maria Maddalena, il castello e il tessuto edilizio del borgo secentesco. La mancanza del disegno originale impedisce tuttavia il confronto stilistico con un altro disegno simile del centro storico di Ghisalba, conservato nel locale archivio parrocchiale.
Il castello e l’apparato difensivo dell’abitato sono indagati nel saggio di Francesco Rampinelli. Monica Resmini mostra le sue qualità di esperta nell’ambito della cartografia storica, utilizzata per approfondire la ricognizione del territorio, della viabilità, dei toponimi e del patrimonio architettonico rurale, civile e religioso, corredata con disegni originali tratti dall’archivio comunale di Telgate.
Ci piace segnalare il saggio di Moris Lorenzi sugli strumenti urbanistici, a partire dal primo piano di fabbricazione del 1976-1977 in cui si evidenziano gli errori di valutazione di crescita di tutti i programmi adottatati negli ultimi cinquant’anni. Dovrebbe essere normale valutare i risultati e confrontarli con gli obiettivi prefissati; dovrebbe essere materia di insegnamento per gli operatori del settore, che purtroppo dimenticano questo vincolo, stretti tra interessi diversi, non sempre ispirati al bene comune. Eppure questa è una lezione di metodo che andrebbe osservata da quanti hanno a che fare con la programmazione del territorio, per non incorrere negli stessi errori e per non dover amaramente lasciare ai posteri un’eredità paesaggistica e sociale impossibile da modificare.
Forse, come forma di risarcimento per lo sviluppo caotico degli ultimi decenni, alla fine del volume vi è un saggio sulla vegetazione e la flora del territorio di Telgate, con un catalogo delle varie specie floreali realizzato nel 2006-2007, e un altro saggio che valuta la qualità ambientale e indica delle proposte per uno sviluppo eco compatibile.
L’ultimo contributo è un innovativo esperimento di Maria Rosella Baldini ed Elisa Frigerio, condotto nel 2006, tra 241 abitanti di Telgate, distinti per età, chiamati a rispondere ad un questionario e a descrivere con un disegno come vedono il loro paese e come lo vorrebbero. Un laboratorio di ricerca psico-sociale che ci offre, attraverso le risposte e gli schizzi, ma anche attraverso alcune belle e sintetiche mappe, la percezione, le relazioni, la difficoltà di integrazione con i nuovi abitanti di diversa cittadinanza; insomma un cumulo di aspettative che un campione di abitanti ha espresso circa la vivibilità del proprio Comune. Da questa indagine appare come il paese desiderato sia assai diverso da quello programmato negli atti ufficiali dei piani edilizi, più spesso oggetto di approssimativi e confusi interventi che di un ragionato sviluppo sociale e paesaggistico eco-sostenibile.
Diceva l’oncologo Lorenzo Tomatis che «difficilmente le nuove generazioni ci perdoneranno per questo suicidio ambientale»: ecco perché non basta la nostra consapevolezza, né il nostro studio del passato, se questi restano solo un esercizio astratto, un gioiello che orna le biblioteche e il nostro sapere, senza trasformarsi in scelte e comportamenti; il passato non è soltanto alle nostre spalle, ma deve diventare coscienza capace di guidare ed orientare il futuro prossimo.
Bernardino Pasinelli