A rotazione, tenendo conto dei loro particolari interessi, i soci di Archivio Bergamasco hanno il compito di coordinare i seminari mensili. Se il coordinatore redige una recensione del seminario, viene qui pubblicata.
Franco Tadini: Carlo Cameroni, un personaggio controverso del Risorgimento , 6 dicembre 2013, Sala capitolare del Museo storico della città.
Venerdì 6 dicembre alle ore 17,30 presso la Sala capitolare del Museo storico della città si è inaugurata la XVI edizione del ciclo di Seminari 2013-2014 organizzata dal Centro studi e ricerche Archivio Bergamasco. Ospite della serata il dott. Franco Tadini, il quale, sollecitato dalle domande della dott.ssa Adriana Bortolotti, conservatrice del Museo storico, ha ricostruito le vicende di cui fu protagonista l’abate di origine trevigliese Carlo Cameroni nel corso del Risorgimento. Oltre a ciò ha presentato un bilancio storiografico alla luce sia della ricerca storiografica, sia della ricca documentazione che lo riguarda conservata presso la Biblioteca civica di Treviglio e presso l’Archivio di Stato di Torino.
Nato a Treviglio all’inizio dell’ultimo decennio del ‘700, dopo una prima fase di studi svolti presso la città natale, entrò nel Seminario di Milano diventando sacerdote nel 1820. Prestò servizio alcuni anni come coadiutore presso l’ospedale Maggiore milanese e poi nel 1841 fu investito della carica di Vice Commissario della società che doveva realizzare la linea ferroviaria Milano-Venezia; un’esperienza che permise a Cameroni di manifestare spiccate doti manageriali e organizzative che risulteranno particolarmente utili per le sue attività future. La prova brillante dimostrata nella precedente esperienza e l’adesione agli ideali patriottici fecero si che il governo provvisorio milanese sorto dopo le cinque giornate lo incaricasse nel 1848 di recarsi in veste ufficiale presso re Carlo Alberto al fine di convincerlo a chiedere un’alleanza militare con la Francia. Dopo la sfortunata conclusione della prima guerra d’indipendenza, Cameroni si stabilì in modo permanente a Torino e ben presto fu coinvolto nelle attività del Comitato Centrale per i Soccorsi agli emigrati italiani, di cui rivestì il ruolo di vicepresidente. Per un decennio si impegnò in una capillare opera di raccolta del maggior numero di finanziamenti, in quanto solo parzialmente forniti dallo stato sabaudo, al fine di fornire sussidi e assistenza alle migliaia di emigrati politici provenienti da tutta l’Italia e che nel decennio 1848-1858 oscillò attorno ad una media annua di 20-30.000 persone. La diretta dipendenza dell’organismo da lui diretto dal Ministero degli Interni, l’ideologia liberal-moderata del Cameroni, i criteri non del tutto trasparenti di gestione dei fondi, l’assegnazione dei sussidi talvolta discriminanti nei confronti degli emigrati politici di orientamento democratico-repubblicano, il fitto scambio informativo avviato con gli organi di polizia sabaudi, hanno contribuito a dividere gli storici che si sono occupati di questa singolare figura di prete e patriota, riproducendo quelle critiche che al tempo gli furono rivolte dallo schieramento democratico. Dopo anni di studio e dopo aver riordinato le carte del fondo Cameroni depositato alla sua morte presso la Biblioteca civica di Treviglio consistente in 12 faldoni, unitamente ad oltre 4000 volumi della sua biblioteca personale, Tadini è riuscito a proporre un profilo più equilibrato e soprattutto più aderente alla realtà documentaria di questo importante quanto controverso esponente risorgimentale. Nel corso della sua disamina ha saputo mettere in evidenza tanto gli aspetti critici (il ruolo informativo per conto del Ministero degli Interni, l’azione di controllo esercitata sugli elementi ideologicamente più pericolosi, le scelte di gestione finanziaria dei fondi raccolti non sempre trasparenti o giustificabili); quanto gli aspetti indubbiamente positivi. Tra questi Tadini si è soffermato sull’abilità personale dimostrata nella raccolta di ingenti fondi da privati, che intregravano gli insufficienti stanziamenti statali, sulla notevole capacità comunicativa tramite stampa e apposite manifestazioni patriottiche con cui seppe tener viva negli anni la questione risorgimentale all’interno della società piemontese di per sé assai chiusa e diffidente verso gli emigrati stranieri, per non citare l’enorme sforzo organizzativo profuso in questa impresa decennale così lunga e irta di difficoltà di vario genere.
Franco Tadini si è occupato di storia della cultura settecentesca a Bergamo (Lorenzo Mascheroni, Paolina Secco Suardi …) e della storia di realtà e personaggi della bassa pianura bergamasca. Per chi volesse approfondire la figura del Cameroni rimandiamo al suo recente saggio dal titolo Conoscete voi il prete Cameroni? apparso sui “Quaderni della Geradadda”, n. 19, aprile 2013, pp. 251-312.
(Rodolfo Vittori)