Libri antichi da conservare, conoscere, ammirare; Bergamo, Domus Alexandrina, 5 ottobre 2012.
Organizzato dalla Biblioteca “Mons. G. M. Radini Tedeschi”, della Comunità dei Preti del Sacro Cuore, e dalla Parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna di Bergamo, è stato un incontro pubblico tenutosi in occasione del restauro di due incunaboli appartenenti alla Biblioteca del Clero di Sant’Alessandro in Colonna: un Missale Romanum edito a Milano nel 1478, ricco di miniature policrome, e un esemplare dell’opera di Nicolò da Osimo, Supplementum Summae Pisanellae, edito a Venezia nel 1478. Restauro reso possibile dall’assegnazione di finanziamenti da parte della Fondazione della Comunità Bergamasca e del Credito Bergamasco.
All’incontro è intervenuto don Massimo Rizzi, superiore della Comunità dei Preti del Sacro Cuore di Bergamo (fondata nel 1909), che ha ripercorso il ruolo svolto dalla relativa biblioteca a beneficio del ben più antico e prezioso patrimonio della Biblioteca del Clero di Sant’Alessandro in Colonna, forse ancora non adeguatamente conosciuto in ambito locale. Fondata nel 1740 con testamento di Bartolomeo Arici, arciprete di Telgate, comprende un consistente corpo di volumi a stampa antichi, dal XV al XIX secolo, ed anche un fondo di manoscritti con codici risalenti fino al X secolo, alcuni dei quali di interesse non puramente locale. Oltre al patrimonio librario del fondatore, essa si è venuta arricchendo, tra XVIII e XIX secolo, grazie a consistenti lasciti da parte di sacerdoti della città e tramite l’acquisizione di fondi librari appartenenti ad enti religiosi soppressi. La Biblioteca del Clero, di proprietà della Parrocchia omonima, è depositata dal 1959 presso la Biblioteca Radini Tedeschi, che ha continuato così a garantirne l’accessibilità da parte degli studiosi, dotandola anche di sempre nuovi strumenti: alla catalogazione cartacea di tutto il fondo librario, realizzata negli anni immediatamente successivi al deposito, è seguita la segnalazione di edizioni significative alla banca dati nazionale Edit 16, e poi la catalogazione sistematica in SBN di tutte le cinquecentine (oltre 1.700 titoli). Inoltre, in questi ultimi anni, un rapporto di collaborazione con l’Università di Bergamo ha permesso di compiere una catalogazione analitica sia del fondo incunaboli (80 volumi, tra cui i due oggetto di restauro) che dei manoscritti sino al XV secolo. Si rispetta ancora così la volontà del fondatore, che prescrisse che quella biblioteca fosse accessibile anche ai laici, oltre che al clero della città e della diocesi; ed anzi, la stessa Biblioteca Radini Tedeschi, anch’essa aperta al pubblico, si colloca lungo una linea di continuità con l’istituzione più antica, e merita di essere tenuta in considerazione anche dall’utenza più diversa, sia per i suoi contenuti specifici, legati all’ambito religioso, sia per la consultazione e il prestito di opere di contenuto il più diverso, e per l’accesso a strumenti di ricerca.
In seguito Giulio Orazio Bravi, del Centro studi e ricerche Archivio Bergamasco, ha ripercorso per il pubblico le tappe fondamentali della storia del libro, attraverso il confronto tra i volumi oggetto di restauro ed esempi immediatamente anteriori e di poco posteriori delle stesse tipologie librarie: il confronto con codici del XV secolo, di cui le prime opere a stampa tendono a riprodurre i caratteri grafici e formali, e con opere del Cinquecento, quando ormai si viene stabilizzando il modello librario ancora in uso oggi, basato sulla concentrazione nel frontespizio di tutte le principali informazioni necessarie ad identificare la singola edizione. I volumi oggetto di tale confronto sono anche stati esposti al pubblico nella sala, per una migliore comprensione delle caratteristiche descritte dal relatore: per questo, insieme agli incunaboli restaurati, sono stati presentati un messale manoscritto, anch’esso arricchito di preziose miniature, un codice di contenuto canonistico, e due cinquecentine, tra cui un messale posteriore al Concilio di Trento. G. O. Bravi ha inoltre illustrato il valore documentario dei libri antichi presi in considerazione, soffermandosi su aspetti quali la presenza di antiche note di possesso, di postille dei lettori, che rendono unici i singoli pezzi, ed informano su aspetti della storia della cultura locale che difficilmente possono emergere da altre fonti. In particolare, ha spiegato la funzione dell’opera di Nicolò da Osimo, un compendio di diritto canonico, ma con un taglio specifico relativo alle situazioni che diventano casi di coscienza, e per questo definibile come un vero e proprio “manuale per confessori”: da qui la ricchezza delle annotazioni apposte dal primo possessore, un frate servita del Convento di San Gottardo, che dispose poi il lascito del proprio volume al convento stesso.
Proprio questo valore di documento storico riconoscibile nei singoli libri è la più valida motivazione alla scelta di procedere al loro restauro, inteso come procedura volta ad arrestarne i processi di degrado e garantirne la conservazione, oltre che, ove possibile, ricostruirne le caratteristiche originarie. Sugli aspetti tecnici di questo lavoro è intervenuto Paolo Brevi, che ha personalmente curato il restauro dei due incunaboli, soffermandosi in particolare sulle procedure necessarie per una preliminare conoscenza delle caratteristiche materiali dei pezzi oggetto di intervento, illustrando il “prima e dopo il restauro” dei due volumi con un adeguato supporto visivo.
Un ulteriore richiamo al valore documentario dei volumi esposti è venuto poi da monsignor Giovanni Carzaniga, prevosto della parrocchia che ha ospitato l’evento, il quale ha posto a confronto alcuni dei punti più significativi del testo dei messali presenti in sala, evidenziando così elementi di continuità e di trasformazione della liturgia ordinaria, dal tardo Medioevo alla fase post-tridentina, ed anche rispetto alle forme del rito moderno.
La serata ha visto una notevole partecipazione di pubblico, non solo dalla circoscrizione della parrocchia, entro cui è stata forse più adeguatamente pubblicizzata, ma anche da un più ampio ambito cittadino ed extra-cittadino.
Andrea Zonca